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L’eden di via Marconi
Lo Pomo impalpabile
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IL 14 GIUGNO Oreste Lo Pomo compie quindici mesi alla guida della redazione napoletana della Rai, ma si può tranquillamente dire che, almeno finora, non ha lasciato nessuna traccia nel suo tg. Soltanto qualche telespettatore molto attento ricorderà di averlo visto nel giorno del suo insediamento nel breve servizio trasmesso al tg delle 14.
Il 30 settembre scorso il direttore di Iustitia gli chiese un incontro per tracciare un bilancio dei primi sei mesi della sua esperienza partenopea. |
Fu gentilissimo ma spiegò che era necessario pazientare qualche settimana perché doveva risolvere un piccolo problema di salute. Identica risposta diede a ottobre, novembre, dicembre e gennaio. A febbraio, forse consigliato da un suggeritore esperto, il rifiuto cambia forma: mi dispiace ma lei sa che come dirigente Rai non sono autorizzato a rilasciare dichiarazioni.
Per la prima volta il suo nome per la |
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Oreste Lo Pomo |
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sede di Napoli viene fatto nell’autunno del 2021 perché dopo dodici anni deve lasciare la Rai di Potenza. Nel suo approccio alla destinazione campana e nei mesi della sua direzione Lo Pomo ha attraversato tre momenti: il tentativo di resistenza chiuso all’inizio del 2022; la brevissima fase in cui ha pensato di intervenire sulla gestione di via Marconi, intenzione manifestata anche parlando con qualcuno dei suoi giornalisti; infine la lunga stagione del quieto vivere lasciando che la redazione vada avanti per inerzia.
Quando si è insediato Iustitia gli ha dedicato una decina di righe di biografia che si può tranquillamente riproporre perché in quindici mesi non l’ha arricchita. Eccola. “Nato a Potenza nell’agosto del 1959, maturità classica al liceo potentino Quinto Orazio Flacco, laurea in Scienze della comunicazione conquistata, chissà quando, all’università di Cassino, professionista dal 1989, Lo Pomo è sposato con Teresa Cappelli, sorella dello scrittore Gaetano, e ha una figlia, Rosangela, artista e modella. Muove i primi passi professionali in testate locali, lavora per tre anni alla redazione lucana dell’Ansa e nel 1987 viene assunto come praticante alla sede Rai di Potenza che ha diretto come capo redattore centrale dal febbraio 2010 al marzo 2022. C’è poi una intensa attività negli organismi di categoria: presidente dell’Ordine regionale dal luglio 2001 al giugno 2009, dal 2017 consigliere dell’Ordine nazionale. È autore di romanzi e di raccolte di poesie”.
Lo Pomo e, soprattutto, la moglie hanno contrastato il trasferimento in Campania e in qualche modo sono riusciti a limitare i danni. In teoria è a Napoli, nella casa al Vomero, dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina ma capita di frequente che i giorni di esilio si riducano a tre, dal martedì
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Gianfranco Coppola |
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al giovedì. Anche in
momenti importanti per la redazione. Un esempio? Lunedì 15 maggio a Napoli c’è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si attendono i risultati dei comuni della Campania che sono andati al voto, il redattore capo però riposa nella sua Basilicata. Ma non è stato sempre assente. Il 23 marzo scorso era puntale in redazione per accogliere Enzo Calise, retrocesso da
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vice direttore del Tg2 a inviato assegnato alla sede di Napoli, per accompagnarlo personalmente a scegliere la stanza di suo gradimento.
“Come il suo predecessore, l’evanescente Antonello Perillo,- spiega uno degli anziani della sede Rai - dice di essere in contatto costante con la redazione e di controllare tutto. In realtà la politica di Lo Pomo è dire sì a tutti, ignorare le opinioni dei colleghi più esperti ai quali ribadisce “ho guidato per 12 anni Potenza, so come si fa il capo redattore”. La sua livella professionale mira a utilizzare poco i cronisti più dinamici che possono creargli problemi e puntare, invece, sui più inesperti o meno attrezzati professionalmente dei quali accontenta ogni richiesta. Con il risultato di un telegiornale spesso sciatto, superficiale, senza approfondimenti o inchieste”. In questa atmosfera stagnante non è un caso che da anni si consolida il trend di giornalisti giovani e ambiziosi che si traferiscono a Roma per fare al meglio il loro lavoro. È il caso di Enzo Miglino e Alessandra Barone, entrambi al Tg1, e, da marzo con il ritorno di Calise a Napoli, Marcella Maresca inviata del Tg2.
Si potrebbe pensare che un tg spesso imbarazzante dipenda da una carenza di mezzi. Non è così. Con Lo Pomo lavorano 45 giornalisti, più della metà graduati: ci sono un redattore capo vicario (Gianfranco Coppola), quattro vice redattori capo (Adriano Albano, Gilly Castellano, Antonio Forni che andrà in pensione il 13 agosto, il segretario di redazione Guido Pocobelli Ragosta, stracitato dal direttore della Tgr Alessandro Casarin nel messaggio trasmesso in ricordo di Massimo Milone), dieci inviati, otto capi servizio e ventidue soldati
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semplici. Un organico che è superiore a quello del Mattino (che pure scrive e confeziona diverse decine di pagine ogni giorno), che è il più numeroso della Campania e probabilmente dell’intero Mezzogiorno. Se si tiene conto anche del livello degli stipendi non c’è quindi nessuna giustificazione per un prodotto così modesto che con Lo Pomo non ha fatto nessun passo in avanti anzi è pure peggiorato.
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Adriano Albano |
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Vediamo nel concreto alcuni punti dolenti. I due tg (ore 14 e 19,35) e Buongiorno Regione (ore 7,30) sono infarciti di resoconti di convegni, soprattutto di medicina, e di premi di tutti i tipi.
C’è poi una martellante riproposizione di servizi già mandati in onda. Nell’aprile del 2013 Perillo, appena insediato illustra il suo piano editoriale alla presenza del direttore Casarin e cerca di giustificare gli ascolti bassi del tg della sera “perché la riproposizione di servizi andati in onda alle 14 dà al telespettatore l’impressione (!) del già visto. Del resto questo è un problema comune a tante redazioni”. Immediata la bacchettata del direttore: “Non è vero. Accade soltanto in pochissime redazioni e ad Aosta, che ha soltanto quindici giornalisti, ribattono sempre tutti i pezzi”. Sono trascorsi oltre dieci anni e la situazione si è addirittura aggravata. E anche quando arrivano proteste dai telespettatori viene scelta la linea del silenzio. L’imprenditore Francesco Luise il 25 gennaio scorso pubblica un post sulla sua pagina Facebook in cui tra l’altro scrive: “Ma cosa succede al tgr Campania? Esprimo disappunto perché le varie edizioni trasmettono diversi servizi già messi in onda in edizioni precedenti. Anche ripetutamente. Questa mattina addirittura un servizio di alcuni giorni fa. Ricordo che paghiamo addirittura un canone obbligatorio per usufruire anche di questo tipo di informazione locale.
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Guido Pocobelli Ragosta |
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Non meritiamo questo”.
Immaginate un senso di vergogna o un sussulto di dignità da parte di Lo Pomo e dei suoi ufficiali (ripetiamo: Coppola, Albano Castellano, Forni e Pocobelli)? Vi sbagliate. I servizi raddoppiati o triplicati sono aumentati. Nel totale silenzio dei capi e dei redattori perché è troppo comodo lavorare meno, molto meno, senza rischiare nessuna conseguenza. E persino nella |
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realizzazione dei servizi i redattori, anche i più giovani, hanno capito che su argomenti delicati la scelta migliore è limitare lo spazio per le notizie. Nel tg delle 14 del 20 gennaio Luigi Carbone racconta, si fa per dire, la truffa di due albergatori ischitani che hanno utilizzato i fondi pubblici destinati a pagare fornitori e dipendenti durante il periodo del Covid per comprare una quota di un terzo albergo. Nel servizio non ci sono i nomi dei due albergatori, non ci sono i nomi degli alberghi e neanche il nome del comune ischitano dove è avvenuta la truffa. Non c’è da stupirsi allora se i direttori delle testate nazionali Rai sui fatti che accadono in Campania preferiscono quasi sempre spedire un inviato da Roma. È una scelta onerosa per le casse Rai ma almeno sono tranquilli sul risultato.
Chiudiamo con un’altra défaillance storica della sede Rai partenopea: i ‘sottopancia’, la scritta in basso nel teleschermo che indica il nome e la qualifica della persona intervistata. L’ufficio di produzione di Fuorigrotta, in passato guidato da Maria Teresa Buccico e dalla primavera 2021 da Annamaria Piccone, ne ha infilato una serie impressionante con scivolate a volte involontariamente divertenti e altre volte ‘pericolose’. Per il primo caso basti ricordare che i tecnici dell’ufficio di produzione sono riusciti persino a sbagliare il nome dell’allora direttore generale della Rai Antonio Campo dall’Orto
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diventato Domenico Arcuri. Sul secondo fronte è sufficiente citare il servizio andato in onda il 6 febbraio alle 14 su un ragazzo che a Santa Maria a Vico viene ferito da un colpo di pistola sparato da un poliziotto. Nei sottopancia le interviste al sindaco e al vice comandante dei vigili urbani vengono attribuite al sindaco e al vicecomandante dei vigili di Santa Maria Capua Vetere, costringendo il |
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Antonio Forni |
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conduttore dell’edizione successiva del tg a una rettifica e alle scuse.
Ma i giornalisti e gli addetti all’ufficio di produzione hanno forse trovato la soluzione per ridurre la percentuale di errori: stanno mandando in onda di frequente servizi senza il sottopancia. |
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