|
piatti e bicchieri di plastica.
Sognavamo il Corrierone di Enzo Biagi, sognavamo la Repubblica di Eugenio Scalfari, dove tutto funziona con precisione tedesca e puntualità svizzera e dove, si favoleggiava, c'era un esercito di redattori pagati (pagati, si!) soltanto per fare titoli e capi redattori pagati sontuosamente soltanto per leggerli, quei titoli, e dare l'ok per la stampa.
Il destino è cinico e baro: a Repubblica non ci siamo arrivati, non abbiamo, come canta Roberto Vecchioni, inventato una pietanza, né siamo diventati geni e neppure un terzino dell'Atalanta. E Repubblica lo leggiamo
|
|
soltanto, e ogni tanto ripensiamo a quegli stipendi pagati per non leggere i titoli: il 10 ottobre, nelle pagine nazionali, il quotidiano di Mario Calabresi ha l'intera pagina ‘R / Salute / A tavola’ dedicata ai frutti di stagione.
Ecco qui all'opera i redattori del desk: “Il bello dell'uva / con un'occhio / alle calorie”.
Quanto è costato quell'apostrofo naif? Nel giornale scalcagnato avremmo pagato la bolletta dell'elettricità per un anno, avremmo comprato uno stock industriale di lampadine e forse avremmo potuto anche chiamare un idraulico. |
|