Rai, assemblea
di extraterrestri

IL 14 MARZO alla sede Rai di via Marconi si svolge un’assemblea affollata da marziani. L’appuntamento arriva dopo un febbraio denso di accadimenti: il 3 c’è la presentazione alla commissione di Vigilanza di un’interrogazione di Francesco Pardi e Francesco Barbato dell’Italia dei valori, che chiedono ai vertici Rai la rimozione del capo redattore della sede di Napoli Massimo Milone, elencando una serie di fatti gravi; il 20 febbraio Barbato consegna al

procuratore aggiunto Francesco Greco un esposto con trentaquattro allegati chiedendo di verificare se nella gestione del tg campano da parte di Milone risultino ipotesi di reato; il 29 febbraio l’ufficio Relazioni istituzionali e internazionali della Rai, diretto da


Giuseppina Loreto e Carlo Verna

Marco Simeon, risponde all’interrogazione di Pardi e Barbato infilando una teoria lunghissima di notizie non vere e di valutazioni personali non richieste (una risposta che in un'azienda di un paese sviluppato porterebbe i dirigenti della società a chiedere immediate spiegazioni a Marco Simeon, giovane pupillo del cardinale Tarcisio Bertone e collaboratore di Cesare Geronzi).
Ma evidentemente le notizie clamorose non sono arrivate nello spazio.
Alle 16 l’assemblea affollata (ci sono venticinque giornalisti e, tra questi, ovviamente Milone) viene aperta da una lunga relazione di Rino Genovese, con Ettore De Lorenzo e Silvio Luise componente del comitato di redazione della sede Rai partenopea. Genovese, il primo degli extraterrestri paracadutati alla redazione di Fuorigrotta, apre il suo intervento annunciando cinque buone notizie. La prima è che sono state sbloccate le promozioni e a Napoli ne toccano quattro: due vice redattori capo e due capi servizio. Solo per discrezione non ha detto che uno dei quattro promossi è proprio lui, diventato professionista a trentotto anni con un praticantato alla Discussione, catapultato in Rai nell'inverno del 2002 con un'assunzione targata Rocco


Rocco Buttiglione e Guido Pocobelli Ragosta

Buttiglione.
La seconda buona notizia è che vengono cambiati i computer della redazione e ci saranno altri investimenti sulle tecnologie. La terza nuova è l’anticipazione di un mese dell’assunzione a tempo indeterminato di Guido Pocobelli

Ragosta. I giornalisti presenti, già scossi da notizie di questo spessore, ascoltano muti anche le altre buone notizie. La quarta è che Alessandro Casarin, direttore della Testata giornalistica regionale, da cui dipendono le sedi periferiche, sta valutando la possibilità di concedere a Napoli, non si sa però a che ora e su quale canale, uno spazio nazionale in occasione delle regate della Coppa America. La quinta e ultima ‘buona notizia’ è che Milone ha proposto e Casarin avrebbe accettato un programma a cavallo tra Napoli e Milano, che resuscita dal sarcofago Nord chiama Sud.
Dopo Genovese tocca a De Lorenzo e Luise, che cercano di salvare la faccia. Eletti nel cdr per cercare di contrastare un’informazione in cui la realtà viene “ignorata o stravolta”, dopo l’assemblea del 7 luglio scorso sono spariti ed ora che riappaiono in un’assemblea annunciano dimissioni irrevocabili. Luise è drastico: se vi devo dire che cosa abbiamo ottenuto, devo dire niente. De Lorenzo parla di una spaccatura insanabile all’interno del cdr, che però non risulta da atti formali e che comunque non ha prodotto nessuna iniziativa come,

ad esempio, le dimissioni. Sulla spaccatura si è dilungato anche Luise che ha descritto posizioni estremizzate all’intrerno del cdr e dell’impossibilità di arrivare a documenti condivisi. Prendono poi la parola i redattori e c’è chi cerca di spingere l’assemblea a discutere


Bianca Berlinguer (*) e Alessandro Casarin (**)

dei nodi che fanno del tg campano uno degli ultimi in Italia nella classifica degli ascolti e che spingono i direttori delle testate nazionale a saltare la redazione di Fuorigrotta quando devono coprire fatti di Napoli e della Campania, a cominciare dal direttore del Tg3 Bianca Berlinguer che ha deciso di non utilizzare mai i redattori napoletani o dagli ufficiali del Tg1 che per intervistare i vertici della procura della Repubblica di Napoli utilizzano troupe esterne con la precisa indicazione di bypassare gli uomini di via Marconi.
Intervengono, tra gli altri, Adriano Albano, Enzo Calise, Sandro Compagnone, Gianfranco Coppola, Anna Teresa Damiano, Enrico Deuringer, Antonella Fracchiolla, Marialaura Massa, Milone (redattore tra i redattori), Geo Nocchetti e Gianni Occhiello. Qualcuno parla della cattiva organizzazione del lavoro (Albano); altri della situazione di forte imbarazzo creata da Rino Genovese, che va alla trattativa e porta a casa  la promozione (Fracchiolla); c'è chi chiede chiarezza sui nodi all’origine della spaccatura del cdr (Compagnone); ma c’è anche chi spinge perché tutto resti com’è “perché a fine mese scade il consiglio d’amministrazione della Rai”.


Antonella Fracchiolla e Marialaura Massa

E questo è il la perché Luise chieda alla redazione di pronunciarsi sulle loro dimissioni e qualcuno proponga un voto di fiducia.
I fedelissimi del capo redattore si compattano, mentre lascia l’assemblea la pattuglia che da un anno, senza grandi

risultati, cerca di aprire un confronto sulla “oscura caverna del Tgr Campania”, come l’ha ruvidamente definita il deputato Francesco Barbato; e per gli smemorati citiamo ancora una volta due fatti: 1820 servizi mandati in onda dal 2006 al 2011 sul cardinale Crescenzio Sepe, mentre nello stesso periodo il tg Lombardia ne ha realizzati 371 sull’arcivescovo di Milano e il tg Lazio 752 servizi su papa Benedetto XVI); venti interviste in sedici mesi al preside della facoltà di Architettura di Caserta Carmine Gambardella. Il risultato finale è la fiducia confermata all’unanimità ai componenti del comitato di redazione e chissà se tra i votanti c’è stato anche Massimo Milone, mentre certamente ha ridato il sostegno al cdr (che pure aveva ammesso di non aver combinato niente) quell’area eternamente in oscillazione tra episodici e velleitari sussulti di dignità professionale e l’acquiescenza allo statu quo, perché “mamma Rai paga bene e non licenzia mai”, neanche nei momenti di crisi, e perché una promozione prima o poi arriva per tutti.
Vi starete chiedendo se durante l’assemblea il comitato di redazione, Massimo

Milone, qualcuno dei giornalisti hanno parlato dell’interrogazione sulla gestione del tgr “sbilanciato in favore di politici e amici”, della sconcertante risposta dell’azienda, delle indagini che sul tg campano sta conducendo il sostituto della procura di Napoli


Geo Nocchetti e Gianni Occhiello

Giuseppina Loreto. Possiamo soddisfare la vostra curiosità: nessuno ne ha parlato. Ma erano tutti appena sbarcati da un’astronave e non erano a conoscenza degli avvenimenti accaduti fuori dalle mura di via Marconi.
E in silenzio è rimasto anche Carlo Verna, il segretario del sindacato dei giornalisti Rai, sempre pronto a indignarsi, a Roma e in altre città d’Italia ma mai a Napoli, contro i politici che occupano l’azienda e che in queste settimane di incontri ravvicinati ha deciso, insieme a Casarin e Milone, di buttare palate di sabbia su tutte le iniziative critiche e di portare a casa il pacchetto di quarantadue promozioni alla Tgr, di cui quattro a Napoli.
Se da cittadini siete scoraggiati per il progressivo degrado del servizio pubblico, vi diamo un motivo per sorridere. Leggete, alla luce di Sepe e Ratzinger, di Gambardella e della compagnia di giro che ormai vi è familiare, il comunicato sindacale che Carlo Verna ha fatto leggere da tutti i tg della Rai.


Ettore De Lorenzo e Silvio Luise

La Rai è un bene comune, proprio come l’acqua. Non sprechiamola e non lasciamola nelle mani di pochi. A pochi giorni dalla scadenza - per noi non prorogabile - del vertice aziendale, l’Usigrai dice ancora una volta: Restituiamo

la Rai ai cittadini. Vogliamo essere liberi dal guinzaglio dei partiti. Per questo chiediamo una nuova legge sulla governance che rimetta al centro la missione di servizio pubblico. Vogliamo esercitare il nostro dovere di dare un’informazione completa, libera, plurale sull’Italia, sul mondo e dal mondo. Insieme ai tanti italiani che anche abbiamo incontrato in tutto il Paese nelle iniziative sindacali dell’Usigrai,  chiediamo un rilancio dell'azienda  e diciamo: Riprendiamoci la Rai."


(*) Da www.osservatorioonline.it
(**) Da www.prealpina.it