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ragione Carlo Franco su Repubblica Napoli quando parla, a proposito di questo romanzo, di “pollice verso del grande club dell’editoria”.
Tuttavia, tra i tanti, un merito Pugliese lo ha avuto proprio in questi giorni: è riuscito a far realizzare quell’accadimento straordinario di cui si parla nel suo libro. Tutti i giornali di Napoli il giorno 26 aprile hanno infatti dedicato ampio risalto alla notizia della sua morte, tutti hanno riportato qualche aneddoto, tutti hanno descritto il suo carattere apparentemente triste ma in realtà depositario di una vis umoristica amarissima. E “con l’andatura dondolante del marinaio che avrebbe voluto essere”, come lo descrive |
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Domenico Carratelli sul Roma, adesso Pugliese , “narratore di paradossi” (Generoso Picone sul Mattino) sta guardando tutti con espressione disincantata e la sigaretta eternamente appesa in bocca mentre si celebra la sua morte. Una morte che è stata probabilmente compagna silenziosa e costante della sua esistenza, che lui esorcizzava appena poteva. Un pomeriggio del 1977, quando apparve il suo nome nell’opuscolo delle novità editoriali di Einaudi,il suo sguardo tristemente allegro si fece largo nella nebbia del fumo della sua sigaretta in una stanzetta del Roma e lui disse serio: “Ecco, mi hanno messo tra Jorge Luis Borges e Italo Calvino. E mò posso pure morire”. |
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