Il delitto Siani

Tra le polemiche la prima del film sul cronista ucciso

Antonio Tricomi
Prima nazionale oggi alle 18 all'Armida di Sorrento del film di Maurizio Fiume E io ti seguo, che rievoca, con lo stile diretto e nervoso del cinema indipendente, il caso Siani. Cominciano con un doppio omaggio ai cronisti assassinati gli Incontri internazionali del cinema di Sorrento, affidati quest´anno alla direzione artistica di Laura Delli Colli: il film che ieri pomeriggio ha aperto la rassegna, Bugie bianche, fu realizzato nel 1980 da Stefano Rolla, il documentarista coinvolto il 13 novembre scorso nella strage di Nassiriya.
Con la sua opera seconda E io ti seguo, Fiume sembra rendere omaggio al Francesco Rosi di Mani sulla città o di Salvatore Giuliano. La frase con cui conclude il suo film è infatti la stessa utilizzata da Rosi in quelle occasioni: "i fatti e i personaggi sono immaginari, mentre è reale il contesto sociale che li ha espressi". Una dichiarazione di metodo e di stile. Ai mandanti e agli esecutori del delitto del cronista del Mattino Giancarlo Siani sono stati comminati sei ergastoli: il regista non mette in discussione la verità processuale, ma pensa che la realtà dei fatti sia più complessa. "Quello che mi interessa - spiega - è ricostruire il contesto". E ci riesce con l´attitudine scontrosa e dirompente del cinema d´inchiesta. Il contesto è quello delle guerre di camorra della prima metà degli anni "80, tra Napoli e Torre Annunziata: le faide tra clan, gli omicidi quasi quotidiani, la contiguità con il potere politico di allora, il voto di scambio. E con molti dettagli apparentemente secondari: dalla scoperta dei "muschilli" minorenni utilizzati per spacciare droga alle manifestazioni anticamorra degli studenti. Un contesto, anzi "una palude" dice Fiume, ricostruita attraverso sequenze secche e taglienti e con l'ausilio di molti materiali d´epoca: dagli inserti documentaristici agli stessi articoli di Siani. 80 minuti di racconto duro, doloroso e indignato. Fino alla sequenza dell'omicidio, realizzata dove i fatti realmente avvennero e resa con pudore: Giancarlo alla guida della sua Mehari imbocca di sera via Suarez, poi piazza Leonardo, poi la traversa dove abitava. Non si sentono gli spari nè si vede il sangue: ma qualcuno corre urlando verso l´auto e subito dopo un telefono squilla nella redazione del Mattino, il giornale per il quale Siani lavorava. Ed è proprio nella ricostruzione dell'ambiente di lavoro di Giancarlo che il regista si concede un affondo di fantasia, mostrando la figura di un capocronista (nel film si chiama Santilli) coinvolto direttamente nell'omicidio, con un ruolo da interfaccia tra il giornale e i boss che decidono l´esecuzione. "Quel personaggio non è mai esistito", precisa Pietro Treccagnoli del Mattino, presente ieri all´anteprima per la stampa. "Questo va precisato, c´è di mezzo l´orgoglio di una testata e l´onore di chi ci lavora". Per Geppino Fiorenza, coordinatore dell´associazione Siani, "nel film ci sono forzature, schematismi e accelerazioni interpretative, ma lo trovo utile e decisivo al fine di tenere viva la memoria di Giancarlo". Fiume dal canto suo spiega: "Ci siamo spinti oltre la verità giudiziaria proprio per raccontare il contesto nel quale è maturato quel delitto. Allora c´era una corruzione generalizzata".
(La Repubblica-edizione Campania, 10 dicembre 2003)