Mattino, con De Core
sempre più provinciale

LA TRAIETTORIA disegnata una ventina di anni fa dall’editore Francesco Gaetano Caltagirone si avvia alla fase conclusiva della sua corsa: il Mattino diventerà il panino campano del Messaggero con una copertina ribattuta, l’abolizione del primo dorso (già oggi la metà delle undici pagine di cronaca nazionale e internazionale sono riprese dal quotidiano romano) e un organico tra i venticinque e i trenta redattori.
Per procedere verso un ulteriore ridimensionamento del giornale serviva un direttore motivato, non ingombrante e non incline a colpi di testa (vedi l’esperienza di Barbano nei primi cinque mesi del 2018 conclusa

con la sua improvvisa decapitazione) e la scelta è caduta su Francesco De Core che dal 2 giugno è alla guida del quotidiano.
La notizia è stata diffusa il 16 maggio dall’ufficio stampa

Mario Orfeo e Antonello Velardi

di Caltagirone che ringrazia “Federico Monga” e augura buon lavoro al “dottor Francesco De Core”, che non è dottore perché si è fermato a “tre quarti della laurea in Scienze politiche alla Federico II”.
Casertano, cinquantasette anni a giugno, De Core è alla sua terza vita al Mattino: collaborazioni da Caserta all’inizio della carriera; assunzione nel giugno del 2003 firmata dal direttore Mario Orfeo che otto mesi prima aveva già chiamato dal Corriere del Mezzogiorno Antonello Velardi, esperienza conclusa nell’aprile del 2019 da redattore capo vicario dell’ufficio centrale quando si accorse che non si concretizzava la promessa del direttore Federico Monga di nominarlo vice direttore e decise di trasferirsi a Roma (dove vivono la moglie Ornella e il figlio Antonio poco più che ventenne) come redattore capo del Corriere dello Sport; ora il contratto da direttore.
La nomina di De Core è stata accolta bene al giornale. “Si è subito avvertito – è il commento di un cronista anziano – un cambio di clima con una atmosfera più serena rispetto all’agitazione spesso immotivata di Monga, e un tratto di educazione nei confronti di tutti a cui non eravamo più abituati”. C’è invece chi sottolinea il dato professionale: “è puntuale, ordinato, comincia presto la giornata con la lettura dei quotidiani quindi alla riunione di redazione con i capi settore è in grado di discutere dei buchi dati e presi. Non a caso da numero tre del

Alessandro Barbano e Virman Cusenza

giornale durante gli anni di Velardi sindaco di Marcianise e redattore capo centrale non ha fatto sentire la sua mancanza”.
De Core ha annunciato che farà delle modifiche

nell'organizzazione del lavoro e presenterà a breve il piano editoriale.
Torniamo alla ‘traiettoria’ del giornale. Venti anni fa, quando Orfeo fu nominato direttore, il Mattino aveva un organico di oltre 120 redattori. Con lo stato di crisi dell’estate 2009 arriva il punto di svolta. L’accordo sottoscritto da un cdr monco (per la sede centrale soltanto Marco Esposito e Pietro Treccagnoli), mentre non viene firmato dalla Fnsi e dalle associazioni stampa di Roma e Napoli, sancisce la chiusura della redazione di Roma con sei redattori, che confina il Mattino a sud del Garigliano, e prevede un taglio di ventiquattro unità, di cui venti redattori, due corrispondenti (Frank Cimini che copriva Milano e Antonio Prestifilippo per Reggio Calabria-Messina-Catania) e due collaboratori fissi. Va anche ricordato che l’intesa approvata dalla redazione con una maggioranza risicata creò profondi malumori in redazione, ma soprattutto molti dei giornalisti in uscita non erano d’accordo con i prepensionamenti tanto che qualcuno li impugnò anche in sede giudiziaria. Non sono ancora passati tredici anni ma l’atteggiamento di quelli che verranno prepensionati nei prossimi due anni con il nuovo stato di crisi è cambiato di 180 gradi perché sono contenti di lasciare al più presto la barca. All’inizio del 2024 le unità

saranno circa 45.
Ultima notazione sull’editoriale di saluto di Monga e sul fondo di presentazione di De Core. Nei due articoli non poteva mancare un ossequio all’editore Caltagirone; non

Frank Cimini e Federico Monga
poteva mancare il saluto ai direttori con i quali hanno lavorato: Cusenza e Barbano per il primo, anche Orfeo e Monga per il secondo; non poteva mancare la citazione di Giancarlo Siani diventato negli ultimi decenni una medaglia da esibire per i vertici del Mattino pure consapevoli che era morto da abusivo schierato sul fronte caldissimo della camorra tanto è vero che la notte dell’omicidio il direttore Pasquale Nonno aveva deciso di impaginare la notizia con un taglio basso in prima, costretto poi a cambiare idea dalla rivolta dei redattori più giovani.