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Dopo venticinque anni, 1083 numeri e 58 Ultime notizie
il settimanale di informazione online Iustitia sospende le pubblicazioni.
Sono stati anni faticosi, con momenti difficili ma anche ricchi di notizie esclusive e di servizi divertenti. Dal 2000 al 2004 è stata pubblicata la rubrica settimanale ‘Papere e papaveri’ firmata da Josef K. Byte, un giornalista dalla scrittura smagliante e colta e dall’umorismo folgorante.
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Antonio Ghirelli |
Le Papere del 2000 sono state raccolte in un volume edito dalla Magmata di Alfonso Gargano, che ottenne recensioni positive e giudizi entusiasti, tra gli altri di Antonio Bassolino, Gerardo Marotta e Antonio Ghirelli (“Un libro assolutamente irresistibile, che fornisce un quadro agghiacciante dell’attuale giornalismo napoletano. Con un umorismo genuino e debitamente feroce. Sono fiero di non figurare nell’indice dei nomi”).
Non tutti però hanno apprezzato il lavoro puntuale e documentato svolto da Iustitia e qualcuno ha cercato di bloccarne il lavoro con iniziative giudiziarie penali e civili. L’aggressione più violenta è arrivata nel dicembre del 2007 dalla squadra di comando di Repubblica Napoli (il capo è Giustino Fabrizio, il vice Ottavio Ragone e poi Giovanni Marino, Giantomaso De Matteis, Francesco Rasulo, Edoardo Scotti).
Nel novembre 2007 Iustitia pubblica una email di una quindicina di righe con la quale si sottolinea il silenzio di Repubblica Napoli e del Mattino sullo scandaloso accordo sull’ecomostro di Alimuri in costiera sorrentina e si |
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Il libro del 2001 Papere e papaveri |
domanda se a Roma il direttore di Repubblica “Ezio Mauro avrebbe operato la stessa scelta”. È stato evidentemente toccato un nervo scoperto perché parte un’offensiva che mira a distruggere il settimanale: un’azione civile con la richiesta di un risarcimento danni di 600mila euro, centomila euro per ciascuno dei promotori del giudizio. E viene alla mente l’immagine di Giampaolo Pansa che ricordava a Sarajevo i carri armati sparare sulle biciclette.
Comincia una lunga vicenda giudiziaria con i sei uomini di Repubblica che puntano a una prima vittoria immediata e presentano un ‘articolo 700’ e un ‘reclamo’, in entrambi casi
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Ezio Mauro |
respinti dai magistrati del tribunale di Napoli. Il processo davanti al giudice della terza sezione civile Ettore Pastore Alinante va avanti per due anni e mezzo fino al 21 luglio del 2010 quando viene depositata la sentenza. Pastore Alinante respinge la richiesta di risarcimento e condanna i sei giornalisti di Repubblica a pagare 16.427,25 euro di spese legali. Fino alla penosa richiesta di far slittare il pagamento e di rateizzarlo stoppata immediatamente dall’avvocato di Iustitia Paolo Emilio Pagano, scomparso due anni fa.
Va anche detto che se Iustitia |
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ha resistito venticinque anni ai numerosi assalti giudiziari lo si deve soprattutto agli straordinari avvocati amici che hanno difeso il suo direttore: sul versante penale Giuseppe Fusco, Orazio Cicatelli, Giuseppe Vacca; sul fronte civile Paolo Emilio Pagano e Paolo De Divitiis.
Diverse le battaglie vinte, anche importanti, ma spesso anche la sensazione di una voce che grida nel deserto. Penso agli articoli sulle marchette della Rai di via Marconi di una quindicina di anni fa, con il cardinale Crescenzio Sepe presenza quotidiana, alla troupe inviata non a seguire la strage di Castelvolturno ma una gara di go-kart ad Avellino o ai servizi raddoppiati che sono addirittura in aumento nei tg campani del servizio pubblico senza che nessuno dei redattori se ne vergogni nel totale disprezzo del telespettatore che pure paga il canone e quindi lo stipendio dei giornalisti. Penso alla gestione dei vertici dell’Ordine dei giornalisti campani che non poteva peggiorare dopo la sconfitta di Ermanno Corsi nel 2007 ma ci è andata molto vicina. Penso alla responsabilità della chiesa napoletana sulla questione dei preti pedofili sulla quale il cardinale calabrese Domenico Battaglia, loquace sempre e su tutto, non ha speso una parola così come dall'agosto 2024 tace sulla presenza della ‘ndrangheta alla Facoltà teologica di Capodimonte.
Ma la voce di Iustitia che più ha gridato nel deserto risale al 2005-2008 e riguarda un parlamentare protagonista della vita politica cittadina: Francesco Borrelli, il cui nome circola per la guida della Regione (elezioni previste per l’autunno del
2025) o per la
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Giampaolo Pansa |
poltrona di sindaco di Napoli (il voto dovrebbe esserci nella primavera del 2027).
Nell’autunno del 2005 Iustitia pubblica un’inchiesta in più |
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puntate su una televisione locale, Telereporter, che ha mandato agli esami scritti per diventare giornalista professionista diverse decine di praticanti; tra questi Borrelli. Dalla documentazione in possesso dell’Inpgi, l’allora istituto di previdenza dei giornalisti, viene fuori che Borrelli avrebbe svolto i diciotto mesi di praticantato in una redazione nel comune di Lamezia Terme che dista 390 chilometri di autostrada da Napoli e sarebbe stato assunto come telereporter a contribuzione zero in quanto disoccupato di lunga durata (almeno due anni).
Nella documentazione fornita
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Francesco Borrelli |
all’Inpgi c’è la lettera di assunzione controfirmata da Borrelli e il modulo da lui inviato alla sezione per l’impiego di Lamezia Terme per beneficiare delle agevolazioni previste dalla legge.
Ma che fa nei diciotto mesi del praticantato a Lamezia Terme il disoccupato di ‘lunga durata’ Francesco Borrelli? Fino al giugno 2004 lavora nello staff dell’assessore all’Ambiente del comune di Napoli Casimiro Monti e dal luglio 2004 è assessore all’Agricoltura della Provincia di Napoli, la terza d’Italia, con una busta paga che supera i seimila euro mensili. Siamo davanti a un clamoroso imbroglio certificato con documenti ma nessuno scrive una riga, né il Mattino né Repubblica né il Corriere del Mezzogiorno per non parlare dei tg campani della Rai.
Come può uscire dalla voragine rappresentata dalla sua nascita come giornalista il cavaliere bianco in lotta contro tutte le forme di illegalità, grandi e piccole? C’è un solo modo: versare all’Inpgi gli anni di contributi indebitamente percepiti e restituire all’Ordine il suo tesserino di giornalista professionista. |
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