Sciopero per Neapolis
sepolto quattro mesi fa

QUESTA È LA storia dell’agonia (e del decesso) di Neapolis, la rubrica quotidiana sulle nuove tecnologie, unico spazio nazionale realizzato dalla redazione di via Marconi. Ripercorriamo insieme le tappe degli ultimi sei mesi.
Il 4 marzo, quando il direttore della Tgr Alberto Maccari comunica la chiusura della trasmissione, l’assemblea dei giornalisti della Rai di Napoli

affida al comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero; dopo neanche una settimana c’è il primo stop degli scioperi con il rinvio a un incontro romano di Maccari con il segretario dell’Usigrai Carlo Verna e il coordinamento dei cdr; l’incontro è un buco


Alberto Maccari (*) e Mauro Masi (**)

nell’acqua e il 19 marzo l’assemblea di redazione conferma i cinque giorni di sciopero; il 13 maggio viene eletto il nuovo cdr: Gilly Castellano, Ettore De Lorenzo, Pellegrino Genovese; il 28 maggio va in onda l’ultima puntata di Neapolis; il 16 giugno Maccari conferma al cdr che Neapolis è soppressa e il 17 l’assemblea ribadisce la decisione di scioperare: la prima data utile è il 21 luglio; il 21 giugno il cdr convoca, nella sede dell’Assostampa partenopea, una conferenza stampa (che va sostanzialmente deserta) per annunciare la mobilitazione in difesa di Neapolis e la proclamazione del primo giorno di sciopero per fine luglio; il 21 luglio lo sciopero salta. E arriviamo a oggi.
Il 28 settembre c’è finalmente il primo giorno di sciopero ed è uno sciopero audiovideo. Ma che senso sindacale ha una protesta a quattro mesi di distanza dalla sepoltura del programma e a sei mesi dallo proclamazione dello sciopero? Giornali locali e politici sono di diverso parere e quindi compaiono articoli e dichiarazioni in difesa della trasmissione, ma come spesso accade ai funerali sono parole di circostanza. Una citazione per tutti: Carlo Franco sul


Carlo Franco e Carlo Verna

Corriere del Mezzogiorno riporta la minaccia del segretario Usigrai Verna (“è solo l’inizio”) e c’è da tremare a pensare a quello che potrà succedere tra altri sei mesi.
La seconda iniziativa decisa dalla redazione è un ‘rivoto’ della fiducia al direttore Maccari. Rivoto

perché nel dicembre scorso i giornalisti delle venti sedi regionali e della redazione centrale si sono già espressi sul piano editoriale presentato dal direttore della Tgr (Testata giornalistica regionale), approvandolo a larga maggioranza. Lo scrutinio è stato fatto a Roma mescolando le schede inviate dalle varie sedi, quindi non si sa se Napoli un anno fa ha promosso o bocciato Maccari. Ritorna quindi la domanda: qualunque sarà l’esito, che senso ha un voto non paragonabile con l’orientamento espresso un anno fa?
Viene fuori il quadro di un cdr, pur animato da sforzi episodici di buona volontà, rassegnato e impotente che ben rappresenta la redazione, costretto a seguire i tempi dettati dal sindacato nazionale e incapace di gestire un confronto incisivo con gli interlocutori nazionali (dal direttore generale Mauro Masi fino a Maccari) e locali (il redattore capo Massimo Milone).
Intanto il redattore capo Silvio Luise, che dal 1999 ha progettato e realizzato

Neapolis, ogni giorno va in redazione, legge i giornali e a fine mattinata torna a casa. Nessuno gli ha comunicato la chiusura del programma, nessuno gli ha detto cosa deve fare. Non si sa se e quando verrà reinserito nel ciclo produttivo; è demansionato e congelato:


Antonio Di Nunno e Silvio Luise

a cinquantasei anni è un pensionato a stipendio pieno che va ad aggiungersi ai tanti sprechi della Rai, a Roma come a Napoli.
Intanto dal 30 settembre ha lasciato via Marconi Marisa Figurato, inviato e conduttrice del tg campano, che ha utilizzato gli incentivi aziendali per andare in pensione con qualche anno di anticipo. Napoletana, cinquantotto anni, professionista da trentasei, comincia nel ’72 come segretaria al Roma prendendo al dimafono le partite di calcio delle serie minori; nel ’73 viene assunta come praticante dal direttore Piero Buscaroli e al Roma rimane fino alla chiusura nel novembre 1980. Per un  anno è disoccupata e scrive, insieme a Francesco Marolda, il libro Storie di contrabbando, edito da Pironti, seguito con cadenza decennale, sempre con Pironti, da Patto inconfessabile (sul caso Cirillo) e da Napoli, sangue e misteri. Nel dicembre 1981, grazie al giornalista Rai Franco Ammendola, arriva il primo contratto a termine a


Salvatore Biazzo e Lucio D'Alessandro

via Marconi e tre anni dopo ottiene l’assunzione definitiva.
In estate sono andati in pensione altri due graduati: a luglio Salvatore Biazzo e ad agosto Antonio Di Nunno. Con la loro uscita si chiude la lunga fase della Rai campana a forte impronta avellinese (“vieni

in Rai, girerai l’Irpinia”) segnata dalla presenza sulla scena politica di Ciriaco De Mita e sul fronte aziendale di Biagio Agnes, nativo di Serino come Di Nunno. Tramontata l’Irpinia, oggi il principale serbatoio dei cronisti di via Marconi è diventato il Suor Orsola Benincasa del tandem Lucio D’Alessandro preside e Massimo Milone docente di Etica e deontologia.  

(*) Da www.primaonline.it
(**) Da www.televisionando.it