Crescentini, una sentenza
bruciante per Fillea Cgil

C’È UN GIUDICE a Berlino e ci sono giudici anche al Centro direzionale di Napoli. Il 14 dicembre la sezione lavoro della Corte d’appello (presidente Ugo Vitiello, giudici a latere la relatrice Maria Rosaria Rispoli e Giovanna Guarino) ha depositato il dispositivo della sentenza che “dichiara l’inefficacia del licenziamento” di Ciro Crescentini e “ordina alla Fillea Cgil

nazionale (il sindacato degli edili, ndr) di reintegrare Crescentini Ciro nel precedente posto di lavoro occupato o in mansioni equivalenti”. La Corte inoltre “condanna la Fillea al pagamento, in favore dell’appellante, del


Ciro Crescentini, Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro
risarcimento danni pari alla retribuzione mensile maturata dalla data del licenziamento (24 settembre 2007, ndr) alla reintegra, pari a 2.224 euro lordi, nonché al versamento della contribuzione previdenziale per lo stesso periodo” e al pagamento  delle spese del doppio grado di giudizio che liquida in 5.700 euro, tremila per il primo e 2.700 per il secondo. Dichiara infine il difetto di legittimazione processuale della Fillea Cgil Napoli.

Il licenziamento

Prima di registrare reazioni e commenti, è necessario fare qualche passo indietro. Nel settembre di tre anni fa Crescentini, dal giugno 1982 sindacalista degli edili, riceve una lettera di licenziamento firmata dal segretario di Napoli della Fillea, Giovanni Sannino. I motivi non sono chiari (né sono stati chiariti dopo); resta il dato gravissimo del licenziamento improvviso di un sindacalista noto per l’impegno contro il lavoro nero, per le denunce sugli intrecci oscuri nel settore dell’edilizia e promotore nel 2003, con un accordo tra la Cgil e la Asl Napoli 1, di uno sportello antimobbing che diventa un punto di riferimento per i lavoratori vessati. Repubblica Napoli e Corriere del Mezzogiorno danno la notizia del licenziamento, altri tacciono. Si attivano invece operatori di estrazioni diverse, operai, avvocati (Vincenzo Siniscalchi), psichiatri (Sergio Piro), intellettuali (Gerardo Marotta), consiglieri comunali, parlamentari (Giovanni Russo Spena, Cesare Salvi, Tommaso Sodano), il premio Nobel Dario Fo: danno vita a un comitato (il portavoce è lo psichiatra Francesco Blasi); promuovono un appello che raccoglie centinaia di firme; il deputato Alberto Burgio e il senatore Franco Turigliatto presentano interrogazioni al ministro del Lavoro; la senatrice Franca Rame scrive una


Gerardo Marotta, Sergio Piro e Franca Rame

lettera ai dirigenti della Cgil nazionale chiedendo di reintegrare Crescentini; il senatore Fernando Rossi commenta il licenziamento osservando che “la Cgil di Napoli licenzia un dirigente

della Fillea reo di avere fatto troppo: ovvero il suo dovere nel denunciare i cantieri irregolari e illegali. Ancora di più dopo la bella decisione, presa da Confindustria, di esplellere chi paga il pizzo o accetta o subisce rapporti con la malavita organizzata. Si moltiplicano le testimonianze, ma la Cgil campana, guidata da Michele Gravano, è determinata a sciogliere con un colpo di scimitarra il nodo Crescentini.

Il purgatorio
Per Crescentini cominciano tre anni in salita. Nel rito d’urgenza incassa in rapida successione due risultati negativi: il 5 marzo 2008 il giudice del lavoro Maria Rosaria Lombardi deposita l’ordinanza con la quale respinge il ricorso ex articolo 700 del sindacalista, assistito dagli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro; il 27 maggio il collegio formato dai giudici Antonietta Savino, presidente, Maria Pia Mazzocca e il relatore Maria Chiodi respinge il reclamo. Il 27 febbraio 2009 la Fillea Cgil nazionale, difesa dall’avvocato Massimo Di Celmo, e la Fillea Napoli, il legale è Antonio Azzarello, incassano una nuova vittoria: il giudice Maria Rosaria Lombardi chiude il primo grado respingendo il ricorso del sindacalista licenziato.
Alla Cgil lo scontro giudiziario non basta. Nella primavera di due anni fa Crescentini viene anche espulso dalla Confederazione con una decisione adottata dal comitato di garanzia campano e confermata dalla commissione di garanzia interregionale del Sud Italia. E sei mesi prima dalla sede della Cgil

partenopea erano partite tre querele: una contro un blog, sottoscritta da Giovanni Sannino e Vincenzo Petruzziello; due, presentate da Michele Gravano, contro articoli di Cronache di Napoli


Dario Fo, Cesare Salvi e Vincenzo Siniscalchi

firmati con uno pseudonimo. Nelle tre vicende Crescentini non è presente, eppure, nel confermare l’espulsione, il presidente della commissione di garanzia Sud Sandro Del Fattore riporta l’accusa degli esponenti Cgil sul “carattere diffamatorio” delle iniziative avviate dal sindacalista dopo il licenziamento. Crescentini replica agli attacchi presentando nel dicembre del 2008, con l'assistenza dell’avvocato Federica Bonadies, una denuncia contro la Cgil per mobbing e danno biologico. La prima udienza davanti al giudice Carla Sarno si terrà il prossimo 14 maggio.


L'appello

La notizia della decisione della Corte d’appello viene pubblicata soltanto nelle pagine locali di Repubblica. Subito dopo l’ufficio stampa della Cgil partenopea diffonde un singolare comunicato della Fillea di Napoli (segretario Ciro Nappo) e della Campania (Giovanni Sannino). “L’organizzazione, – scrive l’ufficio stampa – intenta a una lettura integrale e approfondita delle motivazioni della sentenza, darà mandato nei prossimi giorni ai propri legali di predisporre quanto necessario per il ricorso alla Corte di Cassazione”.
Sarebbe interessante capire quale è la “lettura integrale e approfondita” che stanno facendo i dirigenti della Fillea dal momento che per ora ci sono soltanto le tredici righe del dispositivo. E quindi gli avvocati Fillea “nei prossimi giorni” potranno occuparsi del Natale, di struffoli e capitoni, ma è difficile che siano in condizione di “predisporre quanto necessario per il ricorso alla Corte di Cassazione”, a meno che non pensino, e sarebbe una novità assoluta, di


Federica Bonadies, Giovanni Sannino e Tommaso Sodano

scrivere il ricorso senza conoscere le motivazioni della sentenza. Agitati e non lucidissimi i dirigenti locali Fillea; nella sostanza, silenti i vertici Fillea nazionali, che pure, stando alla decisione della Corte d'appello

presieduta dal giudice Ugo Vitiello, sarebbero gli unici titolati a commentare. Iustitia ha contattato il segretario nazionale degli edili Walter Schiavella, in carica dal settembre 2008, che da Napoli non ha ricevuto neanche copia del dispositivo e fa sapere di “ritenere l’intera vicenda di competenza della Fillea territoriale perché questo prevedono i regolamenti del sindacato”.
È finalmente sereno Ciro Crescentini. “Per me è importante – spiega- che sia emersa la verità e sono disponibile a dare da subito il mio contributo al sindacato al quale ho dedicato venticinque anni di lavoro. Manderò subito una lettera al segretario nazionale Susanna Camusso e a Walter Schiavella per chiedere la tessera della Cgil”.
Intanto la sentenza della Corte d’appello è immediatamente esecutiva e nei primi giorni di gennaio gli avvocati Marziale e Totaro notificheranno alla Fillea nazionale il dispositivo con l’intimazione di pagamento degli stipendi non percepiti dalla data del licenziamento (la somma è di 110mila euro). “Per commentare la sentenza – dichiara Giuseppe Marziale – aspettiamo le motivazioni. Dal dispositivo comunque già emergono dati importanti. È stato dichiarato “il difetto di legittimazione processuale della Fillea Napoli”; quindi viene accolta la nostra tesi che non esistono tanti soggetti quante sono le organizzazioni provinciali, ma tutte fanno capo al sindacato nazionale che le organizza. La Corte ha anche dichiarato l’inefficacia del licenziamento, di cui poi conosceremo i motivi, ma si può già dire che non è stata ritenuta applicabile la norma che esclude per le organizzazioni di tendenza (partiti, sindacati e enti religiosi) l’applicazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. È la conferma che Crescentini non si è opposto alla linea del sindacato, anzi si è impegnato a fondo per denunciare intrecci perversi nel mondo dell’edilizia e diversi personaggi da lui denunciati sono stati arrestati”.