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Nel febbraio 2014 Demarco, dopo sedici anni otto mesi e qualche giorno, viene invitato a lasciare la poltrona di direttore del Cormezz ad Antonio Polito. Qualche mese di pausa e a novembre assume la guida della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa. Dal novembre 2019 esordisce nella gerenza del Riformista, edito dall’imprenditore Alfredo Romeo e diretto da Piero Sansonetti, e gli viene affidata la supervisione delle pagine napoletane varate il 14 gennaio 2020. L’operazione non funziona, Demarco passa ad altro incarico e ad agosto il rapporto si interrompe nel silenzio con la scomparsa di Demarco dalla gerenza.
In autunno torna a scrivere come editorialista del Cormezz. È cambiato, a novembre ha compiuto sessantacinque anni e il 18 novembre apre il giornale con un editoriale dal titolo chiaro: “Bassolino e la giustizia giustiziera”. È una difesa convinta
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dell’ex presidente della Regione Campania, diciannove volte a giudizio e diciannove volte assolto. Poi l’avvocato Demarco si fa prendere la mano e arriva a scrivere: “ecco perché, dopo il caso Tortora, la giustizia napoletana sarà ricordata anche come quella del caso Bassolino”.
Il direttore del Cormezz Enzo d’Errico è storicamente vicino a Bassolino ma ancora prima che scatti il totonomine per chi a maggio siederà a Palazzo San Giacomo aderisce non per spirito aziendale ma con convinzione alla linea del giornale. E il 20 gennaio firma una lunga intervista con grande foto in prima e l’intera seconda pagina, con due foto, in copertina e all’interno, di Bassolino con Enrico Berlinguer. E per Demarco e Bassolino è un tuffo meraviglioso nel passato, alla fine degli anni Settanta, quando il primo era un giovane cronista della sede napoletana dell’Unità e il secondo segretario regionale del Pci. |
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