Il cdr Rai Genovese:
"la cessa di Posillipo"

DOPO QUATTRO attacchi verbali violenti, offensivi e del tutto immotivati nei confronti di due giornaliste della sede napoletana della Rai il componente del comitato di redazione Rino Genovese si è finalmente dimesso.
Vediamo i passaggi dell’offensiva. Domenica 27 gennaio, dopo il tg della sera, si siedono a un tavolo della mensa di via Marconi Anna Teresa Damiano, Cecilia Donadio e Rino Genovese; al componente del cdr le due croniste chiedono notizie sulla riorganizzazione della segreteria di redazione dal momento che il capo della redazione Massimo Milone, per la seconda volta

nell’arco di un mese, ha affiancato a Gabriella Fancelli, responsabile della segreteria, e al capo servizio Carlo De Cesare, Guido Pocobelli Ragosta, mettendo le prime pietre per il riconoscimento di un ruolo, e quindi di una promozione. Genovese,


Vittorio Di Trapani e Massimo Milone

secondo la ricostruzione fatta da Cecilia Donadio, “ha cominciato ad alzare la voce”, urlando alla Damiano “il capo redattore può fare quello che vuole, non deve parlare con te, tu non sei nessuno, tu non sei nessuno”, poi ha preso il vassoio, si è alzato e ha cambiato tavolo.
Secondo atto, due giorni dopo. Anche in questo caso utilizziamo le parole di Cecilia Donadio, che sull’intera vicenda ha indirizzato una mail a Vittorio Di Trapani, dallo scorso novembre segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, a Ettore De Lorenzo, unico interlocutore del cdr dopo le esternazioni di Genovese e le dimissioni irrevocabili ufficializzate tre mesi fa da Silvio Luise, e a tutti i redattori della sede napoletana: “il giorno 29 ho chiesto a Genovese se avesse intenzione di mostrarsi dispiaciuto per le frasi e il tono. La sua risposta è stata di nuovo un crescendo di urla e di improperi, tanto da far intervenire il vice capo redattore Gabriella Fancelli. Per chiarezza ho chiesto al capo redattore Milone cosa stesse accadendo relativamente alla riorganizzazione della segreteria di redazione. In un faccia a faccia nel suo ufficio, mi ha dato le spiegazioni richieste”.
Il terzo e quarto atto arrivano pochi minuti più tardi, in rapida successione: “poco dopo la fine di questo colloquio, in una telefonata avuta con la collega Damiano, sono stata messa a conoscenza di un sms da lei appena ricevuto,


Gabriella Fancelli e Guido Pocobelli Ragosta

per errore, proprio da Genovese, che voleva invece inviarlo al collega Guido Pocobelli Ragosta. Questo il messaggio: “Con Massimo ovviamente la cessa di Posillipo ha fatto l’agnellino… Ah, addirittura ha detto che vuole parlare con te, tu devi capire che non ha

nulla contro te… che vomito!”. E la Donadio aggiunge, per far capire a chi fosse rivolto l’insulto, "sono io l’unica giornalista della redazione che vive nel quartiere Posillipo. Il fatto che abbia scritto nell'sms ciò che io intendo fare (cioè parlare con il collega Pocobelli della questione segreteria di redazione) mi fa anche dedurre che abbia origliato alla porta del capo redattore”.
Quindi il colpo finale: “ho chiesto conto al collega Genovese di quanto scritto nell’sms. E per tutta risposta mi ha offesa di nuovo con queste parole: “Sei una stronza, una cessa, va fan culo”.
Dopo la mail della Donadio non si registrano risposte del segretario Usigrai, mentre De Lorenzo ipotizza un improbabile tavolo di conciliazione e convoca un’assemblea per il 5 febbraio. Quando la lettera della giornalista è ormai da due giorni sui computer dell’intera redazione e del segretario nazionale del sindacato si fa vivo Genovese, che comunica a tutti le sue dimissioni, spendendo oltre sessanta righe per articolare spiegazioni imbarazzanti, e si becca una replica tranchant di Cecilia Donadio che bolla le sue scuse come “tardive, incomplete ed evidentemente poco sentite”.
Nel pomeriggio del 5 febbraio l’assemblea, presieduta da Gianni Occhiello, è affollata e calda: la Donadio ripercorre puntuale la successione delle offese

gratuite di Genovese, in vari interventi si mette in evidenza che Milone sta operando una promozione ‘di fatto’; De Lorenzo a una battuta di Geo Nocchetti a lui indirizzata perde il controllo e lo definisce una merda, poi allarga la definizione a tutti i presenti e va via (e anche


Ettore De Lorenzo e Geo Nocchetti

De Lorenzo il giorno successivo scriverà una mail di scuse indirizzata a tutti). Preso atto che a Fuorigrotta ci sono due cdr oltre l’orlo di una crisi di nervi, l’assemblea va avanti e decide di fissare le elezioni del comitato di redazione per il 12, 13 e 14 febbraio affidandone la gestione a una commissione formata da Adriano Albano, Valeria Capezzuto e Enzo Perone.          
Aggressioni verbali, offese, turpiloquio: va tutto liquidato come contrasti aspri ordinari in una redazione? Anna Teresa Damiano, intervenendo in assemblea, ha risposto di no: “L’intera vicenda non va confinata nell’ambito di uno scatto di rabbia estemporaneo. Essa è l’espressione di un ‘sistema’, di una concezione viziata dei rapporti all’interno della redazione, soprattutto nei confronti dei rappresentanti locali del sindacato. Un ‘sistema’ alimentato, nutrito e sostenuto da anni, che non riconosce l’esercizio della libertà di pensiero e il non allineamento ai desiderata di un gruppo di redattori”. Un ‘sistema’ contraddistinto dall'arroganza e dalla certezza dell’impunità.
Non viene fatto il nome del regista di questo sistema, ma è chiaro: il capo della redazione Massimo Milone che a luglio compirà, o compirebbe, dieci anni alla


Valeria Capezzuto e Enzo Perone

guida della redazione partenopea della Rai.
In tema di ricorrenze il 20 febbraio compie un anno l’esposto presentato dal deputato Idv Francesco Barbato nelle mani del procuratore aggiunto Francesco Greco (oggi numero due della procura di Napoli), esposto poi

assegnato al sostituto Giuseppina Loreto. Quel giorno Milone era molto scosso: Alessandro Casarin, direttore della Tgr, la testata da cui dipende la redazione campana, gli impose di inviare una troupe in procura per seguire la conferenza stampa del parlamentare e mandare in onda al tg delle 14 un servizio sull’iniziativa di Barbato; nel pomeriggio si chiuse a lungo da solo nel suo ufficio di via Marconi; la sera andò con la moglie alla festa per i sessantacinque anni del senatore Pdl Raffaele Calabrò, consigliere per la Sanità di Stefano Caldoro e punto di riferimento in Campania dell’Opus dei, e gli amici lo videro preoccupato e per gran parte della serata appartato a chiacchierare con il sostituto della procura di Napoli Stefania Buda, moglie di Carmine Gambardella, numero uno di Architettura della Seconda università di Napoli. Anche nei mesi successivi non ha dormito sonni tranquilli

per le interrogazioni dei parlamentari dell'Italia dei valori Francesco Barbato e Francesco Pardi, e per la loro dura replica alle sorprendenti spiegazioni fornite da Marco Simeon alle tante anomalie dell’informazione Rai in Campania denunciate dagli esponenti Idv (in un


Alessandro Casarin e Francesco Greco

comunicato Barbato parla di “fare luce e pulizia nell’oscura caverna del tgr Campania”). E nonostante il silenzio per l’intero 2012 dei vertici aziendali, giornalistici e dei sindacalisti Rai, primo fra tutti l’allora segretario Usigrai Carlo Verna, Milone ha dovuto drasticamente ridurre interviste e comparsate dei suoi beniamini nelle tre edizioni quotidiane dei tg; esemplare il crollo di Carmine Gambardella che da star è diventato presenza sporadica.
Negli ultimi mesi però gli osservatori di via Marconi registrano segnali di un Milone rinfrancato, come confermerebbero la forzatura sulla nomina in segreteria di redazione di Pocobelli, giornalista ancora con contratto depotenziato (i burocrati Rai lo chiamano “tempo determinato biennale di riassorbimento”); il soffietto stilato per i trent’anni di un film di Massimo Troisi centrato su un’attrice il cui nome non compare neanche nei


Raffaele Calabrò e Marco Simeon

titoli di coda; gli atteggiamenti aggressivi e arroganti di qualche suo fedelissimo.
Del resto il lavoro della procura della repubblica va avanti con la prudenza indispensabile su un terreno scivoloso come la Rai; da viale Mazzini nessuno sembra

interessato al funzionamento del servizio pubblico a Napoli (il direttore generale Luigi Gubitosi nella visita di qualche mese fa a via Marconi si è limitato a snobbarlo). Quindi passata la paura il capo dei servizi giornalistici Rai della Campania ha ripreso sicurezza e sarebbe addirittura vicino a una promozione: un articolo, messo in rete l'otto febbraio dal sito on line di Italia Oggi, il quotidiano economico di Paolo Panerai, assicura che Massimo Milone dal primo marzo sarà direttore di Rai Vaticano raccogliendo, guarda un po’, l’eredità di Marco Simeon.