Rai Na, parte la corsa
per il posto di Lo Pomo

IL 26 AGOSTO Oreste Lo Pomo, redattore capo centrale della redazione Rai di Fuorigrotta, compie 66 anni e imbocca la discesa che lo porterà alla pensione. Per la verità, stando alle voci che arrivano da viale Mazzini, ci sono già stati dei tentativi per invogliarlo a una uscita anticipata ma l'impalpabile giornalista potentino starebbe facendo resistenza. Evidentemente ha cambiato idea perché quando nell’autunno del 2021 i dirigenti Rai decisero di rinnovare i vertici delle sedi della

Campania e della Basilicata promuovendo Antonello Perillo vice direttore della Tgr e spostando Lo Pomo da Potenza a Napoli ha provato ad opporsi con tutte le sue forze. C’era l’ostilità della

Gianfranco Coppola e Oreste Lo Pomo

moglie decisa a non lasciare la Basilicata e Lo Pomo, forse consapevole dei suoi limiti, temeva il confronto con una redazione di oltre quaranta giornalisti su una delle piazze più vivaci d’Italia sul fronte dell’informazione. Poi il 14 marzo del 2022 ha dovuto prendere possesso del suo ufficio nel palazzo di via Marconi.
Due mesi dopo l’insediamento alcuni degli ufficiali della redazione provano a dargli un segnale forte organizzando la bocciatura del piano editoriale presentato dal nuovo capo. L’operazione però non va in porto: gli aventi diritto al voto sono 43, tre non votano, otto presentano scheda bianca, sedici si schierano per il sì e sedici scelgono il no. Scampata la bocciatura Lo Pomo si assesta e capisce subito tre cose: nessuno gli chiederà conto del suo lavoro; la gran parte dei redattori è impegnata a zappare il proprio orticello e si disinteressa del resto; non avendo sfide professionali da affrontare la barca Rai in Campania naviga in acque così stagnanti che il responsabile può tranquillamente decidere di allontanarsi da Fuorigrotta quando vuole. Clamorosa su quest’ultimo fronte la scelta che fa per il Natale 2024: il 20 dicembre il redattore capo centrale abbandona Napoli, fino al 7 gennaio di lui non c’è traccia a Fuorigrotta e nella settimana successiva all’Epifania la sua presenza in redazione è stata segnalata soltanto il martedì e il mercoledì. Si spiega allora perché Lo Pomo non ha nessuna intenzione di andare in pensione.
Su questa vicenda Iustitia ha interpellato lo scorso gennaio Roberto Pacchetti, allora direttore reggente della Tgr e dal 20 marzo responsabile a pieno titolo, il capo delle Risorse umane Felice Ventura e la responsabile dell’Audit Delia Gandini. Gli ultimi due non hanno avuto neanche la cortesia di rispondere, Pacchetti se l’è cavata con un formale “non siamo autorizzati a rilasciare interviste”.
Forse ci sarebbe una maggiore attenzione se di queste vicende Rai, e

Letizia Cafiero e Enzo Calise

dell’eventuale ‘danno erariale’, si occupasse la Corte dei Conti.
Il 14 luglio Lo Pomo ha ‘festeggiato’ i quaranta mesi alla guida della sede partenopea ma della sua presenza non ci

sono tracce. Continuano i servizi mandati in onda due volte, anche a distanza di giorni (nonostante le proteste dei telespettatori), le sciatterie dell’Ufficio di produzione con i sottopancia sbagliati, l’ondata di resoconti di premi, di convegni (o interviste) su tutte le branche della medicina, di festival e spettacoli. La redazione va avanti per inerzia con il timone affidato di fatto al vicario Gianfranco Coppola; malumori ci sono ma rimangono sottotraccia anche se qualcuno sta affilando i coltelli per possibili vertenze. Una calma piatta impreziosita ogni tanto da qualche perla. Tra le migliori l’intervista ‘in ginocchio’ al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi realizzata da Lo Pomo e conclusa con una strepitosa cartolina della città con il mare e con il Vesuvio.
Vediamo ora chi è in corsa per ereditare la poltrona dell’impalpabile potentino. Sulla carta il favorito dovrebbe essere Coppola, salernitano, sessantaquattro anni a settembre, dal 1988 professionista, dal dicembre 2019 numero due della redazione ma pare non sia nelle grazie dei vertici aziendali. Un gradimento che invece riscuoterebbe Guido Pocobelli Ragosta, napoletano, cinquantasette anni a novembre, professionista dal 2001. Pocobelli ha costruito in silenzio e con pazienza la sua scalata in Rai: l’approdo a via Marconi con contratti a termine lo decide il redattore capo Massimo Milone che con Pocobelli lavora alla Scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa: Milone è docente di Deontologia, il secondo è tutor. Un’esperienza conclusa all’improvviso con dimissioni mai chiarite.
Arrivano poi in rapida successione l’assunzione a tempo indeterminato e la promozione a capo servizio. Nel novembre del 2019 diventa segretario di redazione, poi affiancato da Letizia Cafiero, e nel maggio del 2021 vice redattore capo. Il mese successivo viene eletto anche presidente dell’Unione stampa cattolica campana, una carica scontata perché da anni è il microfono Rai della curia partenopea, prima con Crescenzio Sepe poi con Domenico Battaglia. Infine, con una procedura anomala, il 31 gennaio 2024 il direttore della Tgr Alessandro Casarin scavalca il

capo di Napoli Lo Pomo e assegna “la delega al ‘politico’ al vice redattore capo e segretario di redazione Guido Pocobelli”.
Nell’elenco degli aspiranti non può mancare Enzo Calise, natali

Marc Innaro e Francesco Marino

milanesi (il padre Giuseppe, poi diventato numero due del Mattino con Pasquale Nonno, lavorava come telescriventista), cinquantotto anni a ottobre, professionista dal 1991.
Quando nel dicembre del 2018 con un colpo a sorpresa Calise diventa vice direttore del Tg2 diretto da Gennaro Sangiuliano Iustitia scrive: “Come iniziare un articolo sulla nomina di Enzo Calise, vice redattore capo della sede Rai di Napoli, che con un doppio salto mortale diventa vice direttore del Tg2? Con l’usurato “clamoroso al Cibali”? Citando l’imperatore Caligola? Parafrasando l’Humphrey Bogart di “è la Rai bellezza”?” Quando Sangiuliano va via nel febbraio del 2023 il nuovo direttore Nicola Rao presenta il piano editoriale e ufficializza il taglio del vice direttore Calise che un mese dopo rientra a Napoli come inviato.
Non è scontato però che verrà scelta una soluzione interna anche perché non mancano gli aspiranti ‘stranieri’. Fino a qualche mese fa veniva indicato tra i papabili Marc Innaro, napoletano, anni sessantaquattro, professionista dal 1992, entrato in Rai per concorso nel 1990. Per quattordici anni corrispondente da Mosca poi allontanato e trasferito al Cairo, a fine aprile ha concluso la sua carriera nel servizio pubblico perché ha accettato il prepensionamento consensuale.
Un altro candidato al ritorno al sud è Francesco Marino, natali cosentini a Belvedere Marittimo ma formazione napoletana, cinquantasette anni compiuti ad aprile, professionista da trenta anni. Dal 2019 è stato vicario della sede Rai di Torino della quale è diventato responsabile nel dicembre del 2021.